18 Feb GENITORI SEPARATI E FIGLI COME SPIEGARE LA SEPARAZIONE AI BAMBINI
A estremo male estremo rimedio
Una coppia con figli, sia sposata che convivente, in genere arriva alla separazione dopo un lungo e tormentato calvario. Il motivo che fa trascinare per anni una relazione conflittuale e senza amore è la preoccupazione per come i figli potrebbero reagire alla separazione.
Spesso però questa preoccupazione nasconde la paura di non essere in grado di affrontare un cambiamento di vita così radicale.
A chi mi chiede se è quanto i figli soffriranno rispondo che la separazione è certamente un evento avverso ma altrettanto gravoso è vivere in un clima familiare tossico irrimediabilmente segnato da reiterate e persistenti liti, denigrazioni, indifferenza, ostilità, violenza verbale e fisica. Se la separazione è ben gestita sia nei tempi che nei modi ed è rispettosa della sensibilità dei figli in base alle loro età e personalità, una volta superata la fase critica, i figli si adattato facilmente alla nuova situazione.
nzi possono anche ricavarne dei benefici perchè due genitori lontani ma in pace possono dedicare loro attenzioni ed energie quantitativamente e qualitativamente migliori di quando si viveva tutti insieme ma in tempo di guerra.
Ovviamente questo è possibile solo se e quando i due adulti riescono a sotterrare l’ascia di guerra nell’interesse dei minori ma anche di loro stessi.
Come i figli vivono la separazione dei genitori?
Quando due genitori si separano ciò che rattrista maggiormente il figlio è la perdita. Perdita della vita insieme ai genitori, perdita delle sue abitudini quotidiane e nel caso di un trasloco anche perdita dei riferimenti sociali. Tale perdita oltre a essere reale, concreta, è anche simbolica. Infatti il figlio perde l’idea e l’immagine di due genitori che si amano e che vivono accanto a lui con lo scopo di amarlo e proteggerlo e perde l’illusione dell’eternità dell’amore come rifugio sicuro.
Raramente il figlio esprimerà direttamente questa tristezza o ne parlerà con qualcuno.
Più spesso tenderà a negarla per vari motivi: la perdita di fiducia verso i genitori, il sentimento di abbandono, la credenza di non essere stato abbastanza bravo o di non aver fatto il possibile per tenerli uniti .
Tutte queste motivazioni spingono il figlio a chiudersi in se stesso e a non mostrare i suoi veri sentimenti. A volte è spinto dal senso di colpa come se la propria tristezza potesse in qualche modo infastidire o preoccupare ulteriormente i genitori.
Come si manifesta il disagio dei figli?
Sapendo che il figlio potrebbe dissimulare i suoi veri sentimenti per non aggiungere ulteriore ansia in uno o entrambi i genitori già provati dalla situazione, è importante osservare e interpretare il suo comportamento ed il suo linguaggio non verbale.
La tristezza non dichiarata o negata potrà manifestarsi attraverso la perdita di interesse per la scuola o attività ricreative ritenute in precedenza piacevoli e l’aumento del tempo davanti alla televisione o con i videogiochi.
Oppure si manifesterà attraverso la noia e l’insoddisfazione, i litigi con fratelli e compagni fino all’estrema conseguenza di essere etichettato come aggressivo, intrattabile o menefreghista. O anche attraverso la sua espressione seria, l’aria assente, le crisi di pianto o l’ostinazione.
Il figlio potrebbe provare un sentimento di esclusione, non si sentirà cioè sufficientemente amato dai genitori ed anche sperimentare un sentimento di impotenza per l’incapacità di affrontare e cambiare la situazione. Questo potrebbe tradursi in una diminuzione della propria autostima con ricorrenti pensieri negativi del tipo “Non capisco…”, “non ci riesco…”, “sono stupido…”.E’ importante che i genitori colgano questi segnali nonostante loro stessi siano in preda alla rabbia, al dolore, allo sconforto.
Che cosa è meglio fare?
Soprattutto nel caso in cui il figlio manifesti forti segni di tristezza e perdita di interesse verso le proprie attività, è importante che i genitori si mostrino meno esigenti e limitino i rimproveri riguardo a ciò che prima faceva meglio, ad
esempio il rendimento scolastico. Proprio perchè i genitori vivono uno stato di stress e tensione, spesso senza rendersene conto aumentano le aspettative e le richieste verso il figlio. Piuttosto che spronare il figlio in maniera brusca , è meglio incoraggiarlo dimostrandogli comprensione, tenerezza, attenzione .
Come comunicare ai figli la decisione di separarsi?
Una volta presa la decisione di separarsi è importante comunicarlo ai figli, possibilmente insieme, trovando un momento di relativa tranquillità. Tenete presente che i figli hanno le antenne e capiscono molto di più di quanto crediamo. Forse da tempo hanno intuito che prima o poi sarebbe successo e si aspettano un chiarimento anche se fa male. Usare parole e frasi semplici, adeguate alle rispettive capacità di comprensione “Dobbiamo dirti una cosa che non ti piacerà…non andiamo più d’accordo e non possiamo più vivere insieme..” Supportare il discorso con esempi concreti: “Hai visto quanto ci siamo arrabbiati l’altro giorno?… Ti ricordi che poi la mamma è uscita sbattendo la porta e che tu piangevi?” “Hai notato che il papà spesso va a dormire sul divano?”, ecc . Assumersi le proprie responsabilità senza addossare tutta la colpa all’altro.
Non nascondere le proprie emozioni negative. Non importa se mostrate sofferenza o se scoppiate a piangere. In questo modo i bambini si sentono autorizzati ad esprimere anche la loro sofferenza. L’importante è che dopo il brutto momento ritorni il sereno pur nelle difficoltà che non vanno enfatizzate ma nemmeno negate.
Come rassicurarli che non saranno abbandonati?
Spiegare che i genitori si separano tra di loro non dai figli. Che il papà e la mamma continueranno a vederli, ad amarli , a seguirli. Saranno sempre vicini a loro ma con modalità diverse da prima . Ovviamente alle parole devono seguire i fatti. Sono i fatti cioè i comportamento di cura , preoccupazione e dedizione a sconfiggere la paura dell’abbandono. Paura che peraltro è presente in tutti i bambini del mondo. Man mano che i figli sperimenteranno la vicinanza e l’impegno di entrambi i genitori, acquisiranno sicurezza e serenità e la loro crescita potrà proseguire senza traumi.
E dopo la separazione…?
Rispettare gli accordi presi in fase di separazione. Se subentrano problemi trovare delle soluzioni insieme all’altro genitore e comunicarle al bambino. Se l’età lo consente, prima di decidere dei cambiamenti parlarne con il figlio o chiedere a lui di fare proposte. Promuovere e facilitare i rapporti con l’altro genitore, ovviamente nel limite del possibile e rispettando il benessere del bambino o del ragazzo . Quando arriva e ritorna dal papà o dalla mamma, lasciarlo esprimere liberamente senza sommergerlo di domande. Chiedere com’è andata senza esprimere curiosità morbosa sulla vita dell’ex. Il figlio non è il vostro detective. In generale, ascoltarlo con attenzione, tralasciando altre attività, magari scegliendo un momento della giornata (ad esempio la sera) nel quale si è disponibili per lui.
Non coinvolgiamolo nella nostra angoscia o in problemi più grandi di lui. Anche se pensiamo che sia abbastanza grande da ricevere delle confidenze , ricordiamoci che lui o lei non è la nostra valvola di sfogo né il nostro confessore! Questo tipo di responsabilità genererà solo ansia e alimenterà in qualche modo la convinzione di poter sostituire il partner andato via. Differenziare i propri vissuti da quelli del figlio rispettando la sua individualità.
Fare poche promesse ma mantenerle. Non c’è niente di più terribile che aspettare invano il papà o la mamma che non arriva. La storia di troppi adulti sconfitti dalla vita è segnata da esperienze infantili di questo tipo!