02 Apr CHE COS’E’ L’ INVIDIA?
Chi non è stato invidioso nella sua vita almeno una volta? In certi momenti di più, in altri di meno, noi tutti siamo stati invidiosi o magari lo siamo ancora oggi. A volte l’invidia non è soltanto verso una persona in particolare, ma diventa una invidia diffusa, verso tutti coloro a cui le cose vanno particolarmente bene, che sia in ambito lavorativo o affettivo o altro. Ma…c’è sempre qualcuno che ha qualcosa che noi vorremmo avere ma non abbiamo oppure che è come noi vorremmo essere ma non siamo.
Questo qualcuno vorremmo distruggerlo . Non ha caso l’invidia è una dei sette vizi capitali, secondo la dottrina cattolica.
Quali sono i sintomi dell’invidia? E come si esprimono? Proviamo ad individuarne alcuni aspetti.
L’invidia è un modo di guardare l’altro
L’invidia è un meccanismo inconsapevole, che mettiamo in atto quando ci sentiamo sminuiti dal confronto con l’altro.
E’ un tentativo alquanto maldestro di recuperare la fiducia, la stima in noi stessi svalutando l’altro. Si tratta quindi di un processo: c’è il confronto, l’impressione devastante di inferiorità e di impotenza e poi la reazione aggressiva. Per cercare di proteggere il nostro valore, svalutiamo l’oggetto che ci provoca un senso di inferiorità. L’invidia è quindi un tentativo, spesso inconsapevole, di reprimere ciò che attiva la nostra disistima, attraverso la svalutazione distruttiva del modello a cui vorremmo assomigliare.
Infatti l’invidioso, paradossalmente, è sempre alla ricerca di un termine di confronto che lui giudica superiore per poterlo svalutare. Guarda sempre l’altro con occhio ostile, perchè più bravo, più bello, più ricco, più fortunato, ecc. ecc.
L’invidia è una costellazione di emozioni
comprendente rabbia, rancore, astio, ostilità, che nasce nell’individuo nel vedere qualcuno che è felice, sta bene, è soddisfatto, è riuscito in una certa cosa, un sentimento che a volte ha un’intensità tale da far desiderare che il benessere altrui si trasformi in male: nel guardare l’altra persona stabiliamo, senza neanche volerlo, un confronto e questo confronto ci rimprovera per ciò che non abbiamo e ciò che non siamo.
L’invidia è un’emozione sgradevole che ammettiamo a fatica e che genera imbarazzo. Nell’invidia, l’altra persona con cui stabiliamo un paragone è il vincitore e non importa se quanto gli invidiamo e vorremmo per noi gli è costato lacrime e sangue. Quando siamo preda dell’invidia, diventiamo ciechi e vediamo noi stessi come vittime di un’ingiustizia. L’altro funziona come uno specchio e ci mostra, non necessariamente in modo intenzionale, la nostra inferiorità.
L’invidia è aggressività
Per difenderci dall’invidia ricorriamo alla squalifica ed all’annientamento di ciò che in realtà ci sembra carico di pregio. La calunnia, il pettegolezzo, la critica gratuita sono tutte strategie che possono aiutarci a tenere l’invidia lontana dalla nostra consapevolezza e che al tempo stesso forme di invidia. La favola di Esopo “La volpe e l’uva “ è un bell’esempio di svalutazione di ciò che non riusciamo a ottenere. La volpe dice che l’uva non è matura proprio perchè non riesce a coglierla. Del resto, se una cosa non ha valore, non c’è motivo per provare invidia verso chi invece può goderne.
L’invidia può così spingerci a cercare di distruggere chi, volontariamente o meno, mette a nudo la nostra nullità e la nostra impotenza. La letteratura ha magnificamente illustrato il carattere aggressivo dell’invidia, come nel personaggio di Iago ne “l’Otello” di Shakespeare o di Salieri nel “Mozart e Salieri” di Pûskin, figure meschine dilaniate da un’invidia cieca che finirà per ritorcersi contro loro stessi.
L’invidia, sentimento fastidioso, inquietante, sia per chi lo nutre che per chi lo subisce, comincia negli occhi di chi guarda. L’invidioso trova la vista dell’altra persona intollerabile e dolorosa: l’altra persona sottolinea, con il suo stesso esistere, quanto le siamo inferiori e non ci permette di avere di noi una buona immagine, di riconoscere e apprezzare le nostre qualità. Dinanzi all’altro siamo uno zero, la nostra identità e la nostra autostima vacillano.
Invidia parente stretta della gelosia
Perché preferiamo parlare di gelosia invece che di invidia?
La preferenza accordata alla gelosia si spiega con il fatto che la gelosia è un’emozione che sia noi che la morale sociale accettiamo con più facilità. La gelosia implica infatti un rapporto d’amore e fa sentire meno in colpa che non l’invidia: la gelosia mira a salvaguardare il legame esistente con una persona amata, legame minacciato dall’intrusione di un terzo elemento.Mentre l’invidia implica l’impulso a danneggiare l’altra persona, la gelosia mira al mantenimento del possesso della persona amata e alla eliminazione del rivale.
Se ammettere di essere invidiosi vuol dire dichiarare di desiderare ciò che non si ha e con ciò la propria inferiorità rispetto a un’altra persona, ammettere di essere gelosi vuol dire, almeno in parte, di avere un qualche legame affettivo con questa persona.
La gelosia, con il suo aspetto romantico, può essere una difesa dall’invidia. Appare quasi nobile confessare di aver paura di perdere chi amiamo, di non essere i figli o gli amici preferiti. E proviamo empatia per la sofferenza di chi è geloso, visto che tutti temiamo di essere abbandonati e di rimanere soli, e repulsa verso l’invidioso.
Invidia e psicoterapia
Quando l’invidia è molto intensa e provoca sofferenza, è doveroso chiedere un aiuto psicologico. Attraverso una psicoterapia si può giungere a comprendere le cause, la natura, le funzioni, i bisogni che l’invidia soddisfa. Questo è il primo passo per la trasformazione dell’invidia in autostima e valorizzazione delle proprie risorse e capacità.
Se desideri combattere i sentimenti di invidia che bloccano la tua evoluzione
puoi chiedere aiuto alla dott.ssa Loredana Tromboni Psicologo Psicoterapeuta Psicoanalista a Monza e Desio loredana.tromboni1@gmail.com Tel. 347 3301128